La mobilità elettrica rappresenta un fattore fondamentale per la transizione energetica che dovremo affrontare nei prossimi anni. Basti pensare, infatti, che il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima fissa al 2030 l’obiettivo di un parco circolante di veicoli elettrici pari a 6 milioni di unità in Italia. Come Paese europeo con il maggior numero di auto pro-capite, abbiamo un parco circolante quindi con un altissimo potenziale di conversione green. La crescita della domanda di soluzioni di ricarica sta già facendo aumentare in modo sensibile i punti di rifornimento, che al giugno 2021 erano 23.275 in 11.834 stazioni (19.324 nel dicembre 2020 in 9.709 stazioni). Sempre facendo riferimento ai dati (tratti dal report Motus-E), a fine marzo 2021 si rilevava che delle 11.834 stazioni ben l’80% è collocato su suolo pubblico (es.strade) mentre il restante 20% di colloca su suolo privato ad uso pubblico (es.centri commerciali).
La Lombardia possiede da sola il 18% di tutte le installazioni (4.130 punti di ricarica) seguita da Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, che tutte insieme possiedono il 65% dei punti.
A supporto di questo segmento di mercato, oltre agli incentivi ed alle agevolazioni già esistenti come il Superbonus, è stato da poco pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM del 25 agosto 2021 “Erogazione di contributi per l’installazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici”.
Il piano di contributi prevede un fondo di 90 milioni a favore di imprese e professionisti con una suddivisione degli incentivi così ripartiti:
-80% destinati alle imprese che acquistano e installano colonnine del valore inferiore ai 375 mila euro;
-10% a chi investe più di 375 mila euro;
-10% per acquisto e installazione destinato ai professionisti.
Sono ammissibili al contributo le spese, al netto di Iva, sostenute dai soggetti beneficiari relative all’acquisto e all’installazione di infrastrutture di ricarica.
Le spese possono comprendere l’acquisto e la messa in opera di infrastrutture di ricarica comprese le spese per l’installazione delle colonnine, gli impianti elettrici, le opere edili strettamente necessarie, gli impianti e i dispositivi per il monitoraggio.
Sono ammesse anche le spese per la connessione alla rete elettrica nel limite massimo del 10% del costo totale ammissibile. Rientrano anche le spese di progettazione, direzione lavori, sicurezza e collaudi, nel limite del 10% del costo totale ammissibile.
Con questo ulteriore provvedimento, ll nostro Paese continua a dimostrare di credere e in un mercato chiave del prossimo decennio: va ricordato infatti che il Green Deal europeo prevede che le auto a combustibili fossile vengano gradualmente sostituite da quelle ad emissione zero (elettriche ed idrogeno) ed entro il 2035 non saranno più vendute auto a benzina e diesel. Il target dell’UE è ambizioso: arrivare nel 2030 a 2,8 milioni di colonnine elettriche, rispetto alle 260 mila di oggi.